Una diffusa necessità e volontà, sia da parte di operatori che utenti finali, di adottare una logistica efficiente e green nel settore agroalimentare, è quanto emerso dal sondaggio realizzato da World Capital nell’ultima edizione del Borsino Immobiliare della Logistica – I semestre 2013.
Dedicato al tema della “sostenibilità della filiera agroalimentare”, oggi sempre più argomento di dibattito attorno a modalità di trasporto, tecnologie di costruzione e gestione di spazi logistici, salvaguardia dell’ambiente e organizzazione economica del settore, il Borsino ha intervistato responsabili di aziende rappresentative direttamente coinvolti per conoscere loro opinione e suggerire possibili strategie e politiche utili a migliorare la qualità del servizio di distribuzione agroalimentare. Tra gli intervistati sia addetti logistici che end users: Granarolo, Amadori, Fercam, Zani, Clo Servizi Logistici, Cuvin Agricoltura, Brivio & Viganò, Apo Conerpo e Cuoreverde.
Il mercato richiede sempre più l’adozione di soluzioni logistiche ecocompatibili ed efficaci, e in questo incontra al 100% la volontà degli operatori del settore. Sostenibilità percepita come opportunità ma sopratutto come primaria necessità.
Abbiamo domandato ai nostri intervistati su cosa credano sia opportuno orientarsi per migliorare la logistica agroalimentare, e questo è quanto emerso:
– nel caso generico, un buon 40% pensa opportuna l’ottimizzazione di gestione carichi e rotte, il 36% una maggior condivisione di veicoli e carichi di ritorno e il restante 24% l’aumento della quota outsourcing;
– nel caso specifico dell’ultimo miglio, il 38% giudica necessario il miglioramento del sistema di trasporto (veicoli poco inquinanti, ICT on board), il 33% la regolarizzazione del traffico urbano (orari di consegna, possibilità di parcheggio, pedaggi urbani) e l’ultimo 29% l’utilizzo di specifiche piattaforme logistiche locali.
Dotarsi di una logistica proficua e di tecnologie “green”, pertanto, apporterebbe un significativo valore aggiunto alle aziende di produzione e trasformazione e determinerebbe riduzione dei costi di approvvigionamento delle materie prime e accelerazione dei tempi di trasporto.
A lato però delle buone intenzioni degli operatori, nodo della questione rimane la distribuzione dei costi derivanti dall’adozione di tali sistemi : i committenti non considerano utile investire oltre una certa soglia per tali attività.
Nel caso infatti in cui gli operatori logistici siano stati chiamati a formulare proposte di servizi, la committenza è risultata disposta a pagare massimo il 5% in più per le soluzioni “sostenibili” rispetto alle soluzioni standard (a parità di servizio qualitativo e quantitativo) e solo una percentuale inferiore al 30% dei committenti ha esplicitamente posto condizioni/vincoli legati ai principi della sostenibilità.
… come sensibilizzare l’utilizzatore finale, quindi?
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