Abbiamo avuto modo di esaminare nelle scorse pubblicazioni come l’arrivo del Covid-19 abbia mutato molti degli equilibri a cui eravamo abituati.
Queste nuove abitudini hanno investito anche la logistica italiana del largo consumo che però è riuscita a reggere il colpo, grazie all’aumento dell’e-commerce e della multicanalità di ordini e consegne.
A delineare il quadro è la ricerca “Covid 19 nel largo consumo. Quali effetti e quali implicazioni per la supply chain?” condotta da Gs1 Italy in collaborazione con Liuc Università Cattaneo e il Politecnico di Milano che ha coinvolto un panel di 94 imprese di produzione e di distribuzione operanti nel mass market. Il primo dato che risalta è infatti la piena disponibilità degli autotrasportatori: ben il 77% dei produttori non ha avuto problemi nel reperire autotrasportatori e il 56% delle aziende della GDO non ha riscontrato ritardi significativi nelle consegne.
Il rovescio della medaglia è dato dalla scarsa disponibilità di alcune categorie di prodotti, con circa il 60% dei Retailer che segnala di aver avuto significativi problemi di approvvigionamento.
Guardando ai prossimi mesi, le aziende di produzione ritengono importante attivare o sviluppare canali commerciali alternativi direct-to-consumer. Le imprese di distribuzione hanno puntato sulla disponibilità e sulla flessibilità della manodopera per garantire il funzionamento dei magazzini non automatizzati e ritengono importante lavorare in questa direzione anche per il futuro. Decisivo è stato inoltre l’aumento della collaborazione di filiera (+21% per i retailer e +25% per i produttori) per mitigare l’effetto bullwhip (amplificazione della domanda che si ripercuote lungo l’intera catena di distribuzione).
In questo senso il miglior coordinamento tra le figure che si occupano di operation presso i produttori e quelle che seguono la logistica presso i distributori dovrebbe continuare anche oltre l’emergenza per aumentare l’efficienza della supply chain.
Infine, gli attori della filiera sono consapevoli di ciò che li attende nei prossimi mesi e stanno rivedendo la priorità delle azioni di business continuity.
Questo ha determinato, già in periodo di lockdown, delle nuove strategie immobiliari con un aumento della richiesta di spazi ad uso magazzino, principalmente usato come “polmone” per far fronte all’improvviso aumento degli ordini, soprattutto nelle categorie dell’alimentare, del farmaceutico, dei beni di largo consumo e del commercio elettronico che, settori che hanno lavorato di più durante l’emergenza sanitaria.
Le rilevazioni effettuate e lo studio degli andamenti suggeriscono un aumento della domanda di nuovi spazi stimato tra 25 e 50 milioni di metri quadrati, su tutto il territorio nazionale. Ci si aspetta che tale aumento della domanda di spazi, esplosa in periodo emergenziale, possa continuare nei prossimi mesi e, con i dovuti tempi, si possa verificare anche un cambio organizzativo e gestionale a lungo termine. L’aver infatti sperimentato i nuovi meccanismi che si sono dimostrati performanti durante la fase 1 e la fase 2 delle misure anti-covid, rappresentano sicuramente una nuova frontiera per la logistica.